mercoledì 10 settembre 2014

LE VOSTRE STORIE - Vincenzo

Ho incontrato Vincenzo ieri pomeriggio in via Scarlatti a Napoli. Io passeggiavo  sorseggiando una granita, mentre lui era seduto da solo su di una panchina. La prima cosa che ho pensato è stata che forse quell'uomo avrebbe potuto essere il primo a raccontare un aneddoto per la nuova rubrica del blog. Così mi sono seduto e, fatte le presentazioni, gli ho spiegato ogni cosa. La sua risposta entusiasta è stata positiva e mi ha raccontato, dopo averci riflettuto un po' su, una piccola storiella.
Vincenzo ama i gatti, ma, a differenza di tutte le persone che amano i gatti e che li inseguono per filmarli e fotografarli per i social network, lui non ne possiede nemmeno uno. Perché? Perché l'unico suo gatto è stato un trauma per lui.
Ciccio era un gattino nero e paffuto, quando la madre di Vincenzo glielo regalò molti anni prima. Lui l'adorava e ci trascorreva insieme ogni singolo istante che passava a casa. Ciccio era affettuoso e tranquillo e non rovinava assolutamente niente con le sue unghie e i suoi pisolini. Tutto questo finché non crebbe. Nel giro di un anno diventò realmente come un gatto adulto, seppure continuasse ad essere tranquillo e per nulla aggressivo. Poi non si sa perché e non si sa a causa di cosa, prese una bruttissima abitudine.
Ogni volta che la casa restava vuota e logicamente spenta di tutte le luci, lui si acquattava dietro la soglia di casa in attesa. Per ore, ore, ore. Aspettava. Aspettava il primo a rientrare, che, sfortunatamente, era sempre Vincenzo. Cosa faceva però alla prima persona che entrava? Beh, lui saltava direttamente in faccia dal buio, cosicché non lo si potesse schivare e tirava al malcapitato cinque o sei violenti schiaffi. Non graffiava, ma era spaventoso e violento. Dopo l'aggressione fuggiva e nessuno lo rivedeva più fino al giorno dopo, ovvero fino al successivo rientro. Non faceva più i bisogni nella propria lettiera ma nemmeno per casa e non mangiava più il cibo delle sue ciotole. Lui non era mai in casa, se non quando non c'era nessuno per poter aspettare l'ingresso e poter così aggredire.
Vincenzo non ha mai saputo cosa capitò che fece cambiare l'indole del suo Ciccio, ma non tornò mai più lo stesso e tutti dovettero subire le aggressioni per molti anni. Lui pensa che abbia trovato altre persone che se ne prendevano cura come un gatto randagio, ma dice anche che non lo sapremo mai. In più nessuno riuscì mai a scansarne la lotta, fino al giorno in cui Ciccio non ci fu più per aggredirli.

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